Dell´angusta chiesetta paleo-cristiana dedicata ai SS. MM. Protaso e Gervaso purtroppo pochissimo è oggi conservato. Sono ancora visibili capitelli e motivi decorativi scolpiti nella pietra nel muro divisorio che conduceva, per alcuni, alla casa parrocchiale, per altri a un chiostro (che peraltro non è stato mai scoperto). La paleo-chiesa, eretta nel VIII secolo, si trovava adiacente all’attuale area del Sagrato, ovvero del cimitero. Gli scavi hanno rinvenuto nell’area i resti della chiesa demolita, e la probabile presenza di un castello medievale. Il castello, costruito in posizione di naturale difesa e forse circondato da un ampio fossato, dava sull’attuale via Serbelloni ed era attiguo al sagrato.
La chiesa che oggi è arrivata fino a noi inizia la sua storia nei primi anni del 1800, dopo numerose richieste da parte dell’autorità civile e religiosa. La prima pietra viene posata il 1 giugno 1806, alla presenza della marchesa Antonietta, unica figlia del duca Serbelloni. Il progetto, opera dell´architetto ticinese Simone Cantoni (1739-1818), vede la luce il 22 ottobre del 1820, dopo una lunga serie di complicazioni strutturali, e con la solenne consacrazione della chiesa.
La semplicità interna, ad una sola navata a croce latina, la sua ardita cupola con le 40 colonne addossate alle pareti e le quattro isolate a sostenere la volta del coro, ne fanno certamente un monumento notevole. L’interno della chiesa si presenta con una pregevole volta dell’abside a rosoni rinascimentali, che sormonta l’altare maggiore di marmo, e il tempietto che si appoggia a sei colonne d’ordine corinzio elevando in sommità il «Salvatore», scultura modellata in legno dorato. Completano l’altare il tabernacolo con porta bronzea che rappresenta la «Visione di Elia»; spiccano anche ad incorniciare l’altare due angeli in marmo di Carrara. L’interno della volta contiene poi quattro cappelle con altrettanti altari dedicati ad altri Santi venerati dai gorgonzolesi. Degno di nota è sicuramente un ritratto oleografico, di autore ignoto, raffigurante San Carlo Borromeo in preghiera, datato approssimativamente attorno al XVI secolo. Di epoca posteriore è invece il dipinto della Madonna Addolorata, che come il primo è esposto nella sagrestia della chiesa.
Il campanile della chiesa risale a pochi anni dopo la consacrazione della chiesa stessa, dopo numerosi pressioni e lasciti cospicui da parte di ricchi possidenti alla fabbriceria locale: riconoscendo ormai la centralità del comune e della pieve gorgonzolese, le autorità ecclesiastiche e quelle civili si impegnarono a concentrare gli sforzi per abbellire il tempio. È in questo modo che nel 1848 si arriva alla costruzione della torre campanaria, per opera dell´architetto Giacomo Muraglia (1791-1861), lo stesso che curò l´ultimazione della chiesa e i lavori dell´Ospedale.
LA CHIESA PARROCCHIALE
(testo a cura della Pro Loco di Gorgonzola)
Il 1 giugno del 1806 iniziano i lavori della nuova chiesa parrocchiale su progetto dell’architetto svizzero Simone Cantoni; i fondi della nuova chiesa venivano dal testamento del duca Giovanni Galeazzo Serbelloni ed il terreno su cui sorgeva era di proprietà della figlia marchesa Luigia Serbelloni Busca. La Chiesa doveva sorgere a lato del Mausoleo Serbelloni, cioè la tomba di famiglia dei duchi che comandavano a Gorgonzola. Le cifre per la Chiesa erano una rendita di £.16.000 (attualmente questa cifra corrisponde a milioni di euro). La chiesa viene terminata nel 1820 e nel novembre dello stesso anno fu consacrata dall’arcivescovo di Milano cardinale Gaetano Gaisruch, come dimostrano le lapidi poste sul fondo della navata.
Struttura architettonica
Lo stile della costruzione è sicuramente neoclassico, ma non è la ripetizione pedestre dei canoni di quella architettura, infatti il Cantoni giocò molto sui volumi e sui vuoti delle volte per dare slancio all’edificio: già osservando l’esterno si vede che la facciata con il tempietto di ingresso ed il sopralzo sembrano più la quinta snella di un teatro piuttosto che un serio ingresso di un luogo di preghiera.
La chiesa è composta da una sola navata a croce latina sorretta da 44 colonne d´ordine corinzio di cui 40 addossate alle pareti e 4 a tutto tondo che sorreggono il coro. Nei bracci della croce si trovano le due cappelle maggiori cioè quella della Madonna del rosario e quella del crocefisso, in questa cappella è situato il Crocefisso ligneo già presente nella chiesa precedente demolita per far posto a quella nuova. Le altre due cappelle si trovano verso il fondo della navata centrale e sono considerate cappelle minori perché meno rifinite da un punto di vista artistico: altare di San Rocco dipinto del pittore Giovanni Battista Zai, altare di Sant’Antonio da Padova dipinto da pittore ignoto.
L’abside e le volte sono ricoperti da rosoni fioriti che sono il motivo che ritorna nella parte alta della costruzione. Tutti i lavori di stucco sono stati eseguiti da Carlo Cattatori e Giovanni Pietro Ponte.
I bassorilievi presenti all’interno sono 16 e rappresentano episodi del Vangelo, mentre le 12 statue raffigurano i 4 profeti, i 4 evangelisti ed i 4 dottori della Chiesa.
I due amboni dal lato dell´epistola e dal lato del vangelo che servivano per le grandi predicazioni sono in legno e riccamente lavorati fregi dorati.
La chiesa possiede due organi di cui uno a mantice manuale, sul lato sinistro osservando l’altare, e questo era sicuramente quello della vecchia chiesa abbattuto perché si sa che è stato portato in chiesa nuova per il costo del trasporto di £.100.
L’edicola che sovrasta l’altare è a 6 colonne corinzie sempre a scanalatura con capitelli dorati ed è sovrastata da un Cristo risorto ligneo dorato; la porta del tabernacolo che rappresenta le visioni di Elia è di bronzo dorato ed è opera di Giuseppe Arrigoni. L’altare poi ha ai suoi due lati due angeli in marmo di Carrara, opera dello scultore Benedetto Cacciatori.
Gli affreschi delle due cappelle maggiori sono di Agostino Comerio di cui pregevole è sicuramente l’interno di Sacra Famiglia di Nazareth.
La cupola.
L’opera di maggior pregio dell’interno è sicuramente la cupola centrale da cui prende luce tutto il braccio della croce latina della Chiesa: è composta da quattro vele, due calotte e la lanterna finestrata centrale. L’altezza dal suolo è di circa 25 metri ed è una struttura basata sull’equilibrio dei mattoni che dalla base arrivano fino al lucernario considerato il punto di stabilità di tutta la cupola. Sicuramente è un’opera di alta ingegneria ed il Cantoni soffrì parecchio nel concepire la sua realizzazione.
Il Mausoleo della Famiglia Serbelloni
A fianco della chiesa si trova il Mausoleo della famiglia Serbelloni, dove sono sepolti tutti i membri più importanti della famiglia e forse anche l’architetto Cantoni perché morì durante i lavori della Chiesa.
Il campanile
Il progetto è dell’architetto Giacomo Moraglia, si trova in una posizione strana rispetto alla chiesa perché è a metà dell’abside. I lavori iniziarono nel 1848 dopo che l’Opera Pia Cagnola prese dal fondo dell’erigendo Ospedale la somma di £. 70.000 per ultimare la struttura; durante la sua edificazione si utilizzò una parte del materiale del vecchio campanile ancora esistente.
SIMONE CANTONI (1739-1818)
Grande esponente dell’architettura neoclassica, giunse a Milano nel 1768, forte di una preparazione culturale che comprendeva l’esperienza diretta di cantiere e un’estrema padronanza del disegno. Fra le famiglie nobili che affidarono i loro incarichi al Cantoni spiccano i Serbelloni, con il quali mantenne rapporti di lavoro dal 1775 fino alla sua morte.
Per quanto riguarda l’opera di Simone Cantoni a Gorgonzola ricordiamo:
Ultimo aggiornamento: 20/03/2024, 06:33