Cos'è
Passato, presente e futuro si intrecciano con la potenza e la delicatezza della Natura e della condizione umana, mentre la creatività diventa un mezzo per dare vita a storie incompiute.
La mostra La natura della memoria esplora l’intricata relazione tra natura, memoria e i dispositivi che l’uomo ha sviluppato per estendere le proprie capacità fisiche e cognitive. Attraverso tre serie di opere fotografiche, l’esposizione intreccia una narrazione che inizia con la forza primordiale della luce solare, attraversa l’esperienza umana di crescita e creatività, e ritorna infine alla natura come custode di frammenti di esistenza umana.
Il percorso inizia con la serie Here Then, There Now, in cui la luce del Sole, fonte fondamentale di vita, viaggia attraverso lo spazio e il tempo per raggiungere la Terra. Ogni fotografia cattura non solo lo spazio attraversato dalla luce, ma anche due distinti momenti nel tempo: quello della partenza del raggio e quello del suo arrivo. Questo processo ci ricorda che la vita stessa è un movimento costante, messo in moto e sostenuto dall’energia solare. Qui, la luce è insieme metafora e realtà, incarnando l’interazione tra tempo, spazio e trasformazione, un’interazione che l’uomo ha imparato a comprendere e utilizzare nel tentativo di superare i propri limiti naturali.
In questo vasto ciclo naturale, l’essere umano, con meno di mezzo milione di anni di storia, rimane il nuovo arrivato. Tuttavia, grazie a creatività e immaginazione, abbiamo sviluppato strumenti e dispositivi che ci permettono di comprendere, crescere ed evolvere. In Boy with a Stick, l’infanzia diventa una metafora di questo processo continuo di apprendimento e scoperta. I bambini nelle fotografie trasformano semplici bastoni in strumenti immaginativi, proprio come l’umanità ha trasformato il mondo naturale in tecnologia, estendendo le proprie capacità oltre i limiti imposti dalla natura. La curiosità giocosa dell’infanzia riflette il desiderio umano di superare i limiti biologici attraverso il pensiero creativo.
L’ultimo stadio del percorso ci riporta alla natura con Memories of Plants, dove le foglie diventano dispositivi naturali che trasmettono frammenti di memoria umana prodotta organicamente. Le fotografie d’archivio di bambini ebrei durante l’occupazione nazista in Lituania sono impresse su foglie, trasformando questi elementi fragili ma resistenti in veicoli di memoria. Queste immagini, sebbene fissate, appartengono a organismi viventi soggetti a mutazione e decadimento, proprio come qualsiasi corpo fisico—umano o non. Queste vite continuano non più attraverso il medium dei nostri corpi, ma attraverso il nuovo medium delle foglie, veicoli di natura e umanità intrecciati in un unico essere. La natura diventa così il custode della memoria umana, amplificando e preservando ciò che altrimenti svanirebbe.
Con un allestimento minimale e l’uso di elementi naturali, La natura della memoria propone una riflessione sul legame profondo tra natura, memoria e i dispositivi che l’uomo ha creato per oltrepassare i limiti della propria esistenza.
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Dovilė Dagienė DODA (doda.lt) è un’artista e fotografa che vive e lavora a Vilnius. Nel 2020 si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Vilnius in Fotografia e arti multimediali, ottenendo un dottorato in Belle Arti (Doctor of Fine Arts). La sua ricerca artistica combina memoria e oblio, immaginazione, tempo e luogo nella fotografia. Con il suo ultimo progetto sulla memoria delle piante, l’artista esplora i confini dei mezzi fotografici analogici.
Dal 2006 partecipa a mostre collettive e ha tenuto diverse mostre personali in Lituania e all’estero. La sua serie Boy with a Stick è stata nominata e premiata con il secondo premio ai World Photography Awards del 2015. La serie Suspended Light: Two Suns, tratta dal progetto Here Then, There Now e presentata nel 2018, ha ottenuto riconoscimento e premio nella categoria sperimentale dell’International Photography Grant 2018, classificandosi al terzo posto.
Nel 2019 ha ricevuto il Premio fotografico J. Dovydėnas dall’Associazione dei fotografi lituani per i progetti più significativi di fotografia umanistica e documentaria, opere d’arte ed esposizioni. Nel 2020 è stata insignita del Premio B. Buračas per l’arte fotografica dal Ministero della Cultura lituano. Nel 2021, le sue stampe fitografiche presentate alla fiera internazionale Art Vilnius hanno ricevuto il riconoscimento della giuria e la galleria che l’ha rappresentata è stata eletta tra le sette migliori.
Stefano Ruffa, romano classe ‘78, è un curioso ed appassionato esploratore di idee con una passione per i linguaggi del comunicare. Dopo studi classici e una laurea al DAMS, ha fatto della fotografia e dei media visivi il suo campo d’indagine preferito. Dal 2008, creando spazi dove far germogliare dal basso nuove visioni. L’ultimo progetto è ONEROOM, un centro di ricerca sull’immagine contemporanea, libreriabibliotecaopen studio che dal 2013 promuove ed utilizza il libro fotografico come strumento di mediazione culturale.
La sua ricerca si muove all’intersezione tra tecnologia, società e cultura visiva, alla ricerca di nuovi modi per comprendere e raccontare il mondo che ci circonda.